I Beatles tornano in secna grazie ad un vecchio demo del 1978 ed al supporto fornito dall’Intelligenza Artificiale. Il 2 Novembre 2023 è uscito Now and Then, l’ultimo inedito dei Fab Four e già fa discutere molto, tra chi lo ha amato subito alla follia e chi invece ritiene che questa sia l’ennesima trovata commerciale, un qualche esperimento fantascientifico degno di un gothic novel di Mary Shelley.

La genesi del brano

Now And Then fu scritto da John Lennon nel 1978 per una potenziale reunione della band, scioltasi definitivamente nel 1970 a seguito della dichiarazione di uscita dal gruppo di Paul McCartney.

La prima pagina del Daily Mirror del 10 aprile 1970

Come ricorda Sean Ono Lennon, figlio di John Lennon e Yoko Ono, nel breve documentario che ha anticipato l’uscita del singolo, all’epoca John, sua moglie Yoko e Sean vivevano nell’appartamento a New York, nel Dakota Building e molto spesso Lennon si dedicava alla scrittura di nuovi brani, utilizzando la tecnica di registrazione a quattro canali (che facilita enormemente la fase di composizione, anche senza il bisogno di scrivere la musica). Alcuni di questi demo facevano parte di una cassetta a cui Lennon si dedicò prima della sua prematura morte, avvenuta nel 1980, e vennero accompagnati con la dedica “For Paul”.

Fu la stessa Yoko Ono che nel 1994 consegnò questa cassetta a Paul McCartney il quale, insieme ai restanti Beatles, George Harrison e Ringo Starr, si dedicò immediatamente all’arrangiamento dei tre brani presenti sul demo: Free As a Bird, Real Love e Now And Then.


I primi due brani furono inseriti tra il 1995 ed il 1996 nel progetto chiamato The Beatles Anthology, l’ambiziosa e monumentale opera omnia dei Beatles, composta da 3 doppi CD e 4 DVD per un totale di più di 10 ore di contenuto multimediale, realizzata tra il 1995 ed il 2000.


Anche per Now And Then furono registrate le parti di Paul, George e Ringo e fu riarrangiata e mixata dal produttore Jeff Lynne, fan dei Beatles e leader della band inglese Electric Light Orchestra nonchè ideatore del progetto musicale Traveling Wilburys (supergruppo formato da Bob Dylan, Tom Petty, Roy Orbison e George Harrison). Tuttavia il lavoro fu ritenuto insoddisfacente, soprattutto da Harrison che lo definì “fucking rubbish”. Olivia Harrison ha ricordato recentemente che per George le strumentazioni tecniche di produzione di allora rappresentavano un limite “insormontabile” per la buona riuscita di questo brano. Racconta inoltre McCartney che il problema principale di Now And Then fu porprio l’impossibilià di alzare il volume della traccia vocale di Lennon senza alzare anche il volume del pianoforte sottostante. Per quanto separare le tracce audio per isolarle e ripulirle fosse una tecnica frequente anche negli anni ‘90, la registrazione di Lennon era stata fatta in lo-fi su una cassetta e presentava un ronzio di sottofondo. Il risultato fu una voce scarna, isolata e senza struttura.

La versione attuale di Now And Then è stata prodotta utilizzando un software della società neozelandese WingNut Films, co-fondata da Peter Jackson, che ha realizzato anche il videoclip della canzone. Il software, chiamato MAL (Machine Audio Learning), omaggio ad Hal, l’intelligenza artificiale protagonista di 2001 - Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick, utilizza tecniche di Machine Learning e Deep Learning per l’elaborazione di file audio complessi. In particolar modo il modello è stato realizzato processando grandi quantità di file audio e ha “imparato” a riconoscere le voci e i vari strumenti e a separare con accuratezza le varie tracce audio. Il supporto di MAL era stato di fondamentale importanza già durante la realizzazione del film-documentario The Beatles: Get Back (2021), sempre sotto la direzione di Jackson.


Nel caso di Now And Then, MAL ha permesso di isolare con facilità e precisione la voce di Lennon, recuperando completamente quella parte sonora che era stata eliminata con il tentativo del 1996. La linea vocale di Lennon è stata poi inserita nel mixaggio finale insieme al basso di Paul e la batteria di Ringo. Per la parte di George, scomparso nel 2001, McCartney ha recuperato l’improvvisazione fatta da Harrison durante le registrazioni per Anthology e si è cimentato lui stesso in un riadattamento, utilizzando una slide guuitar, strumento molto apprezzato dallo stesso Harrison. Al mixaggio è stata aggiunto una parte orchestrale (molto McCartyiana) arrangiata dal produttore Giles Martin (figlio dello storico produttore dei Beatles, George Martin, il “quinto Beatles”) e registrata con un ensemble di archi diretta dal compositore britannico Ben Foster nei Capital Studios, in California.


Tralasciando la parte di realizzazione e produzione del brano utilizzando tecniche di Intelligenza Artificiale, rimane un dubbio anche dopo numerosi ascolti, c’è qualcosa che non torna in questa canzone. La mia impressione è che non suoni mai come una canzone dei Beatles: la batteria di Ringo, soprattutto all’inizio sembra affettata e approssimata, l’armonizzazione con le voci di Paul e Ringo, sotto la linea melodica di John è rarefatta e quasi impercettibile e l’impegno di Paul con la slide non rende giustizia all’idea di Harrison, l’assolo infatti è veramente troppo primitivo rispetto a come ci aveva abituato George. Inoltre, confrontando la versione finale del brano con il demo originale del 1978 si scopre che una strofa è stata completamente tagliata durante la produzione

“I don’t wanna lose you, oh no, no abuse you or confuse you, Oh no, no, sweet darlin’”

Peccato, perché è un frammento molto interessante che fa emergere un lato più personale ed intimo del brano, dove John sembra riferirsi direttamente a Yoko. Naturalmente nel processo di elabprazione questa parte si perde e ogni cenno alla relazione di Lennon con Ono si trasforma in un riferimento ai Beatles, testimoniato dal videoclip che è un grande omaggio alla carriera dei quattro di Liverpool, insieme. La poca simpatia tra Paul e Yoko non è di certo un mistero, tuttavia è bene ricordare che nel 1969 lo stesso McCartney accompagnò Lennon nel brano The Ballad of John and Yoko. I tempi sono cambiati e nel 2023 a decidere interamente l’indirizzo nel nuovo inedito è solo McCartney.

Se quindi tecnicamente è una prova ineccepibile e storicamente è un evento rilevante, quello che manca sembra il collante. Il collante dato da personalità che seppur diverse (e poi divise) erano in sintonia e presenti, con la propria voce, a testimoniare un’epoca. Invece il brano mi è sembrato troppo triste per essere dei Beatles, distaccato e a tratti posticcio. Peccato non essersi emozionato come volevo dopo aver sentito Lennon cantare una nuova canzone. Poi però continuo a dirmi che non c’è nulla di strano, doveva essere così, è stato fatto il massimo ma questa è la realtà delle cose.

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